Nerone, principe di splendore e perdizione
È da poco spuntata l’alba, quando la levatrice accoglie dal grembo di Agrippina il piccolo Nerone. Nonostante sia un freddo giorno di gennaio, il cielo è terso e il sole illumina il neonato mentre si trova ancora nell’abbraccio della levatrice. Non c’è alcun dubbio, l’auspicio è quanto mai favorevole: Lucio Domizio Enobardo – Nerone, come vuole la madre – è un predestinato. Erediterà la forza e lo splendore del sole e guarderà gli uomini dall’alto senza calcare la terra con i talloni, così come accade agli imperatori. La profezia però non è conclusa: Nerone regnerà, ma al suo destino luminoso si accompagnerà un’ombra lunga di delitti e di sventura.
Questo contrasto di buio e di luce, di splendore e miseria sarà il tratto distintivo del suo carattere e della sua vita, perché nessun personaggio è stato più misterioso, affascinante, temuto e odiato di Nerone. E nessun personaggio è stato più controverso. Raggiunto il potere per merito della madre Agrippina, che uccise il marito Claudio per fare posto al figlio, Nerone nei primi anni del suo impero dà vita alle speranze che lo vogliono diverso dalla madre e lo vedono prepararsi a diventare, sotto la guida del filosofo Seneca, un saggio imperatore. Ma il suo destino vuole altrimenti e, concluso il celebre quinquennium Neronis, tutto precipita e in breve le ombre del suo carattere sembrano emergere con violenza, fino al grande incendio di Roma, di cui si vocifera sia il mandante, e sulle ceneri del quale costruisce la Domus Aurea – la più ricca, strabiliante e azzardata dimora imperiale di tutti i tempi.
Franco Forte reinterpreta la storiografia classica alla luce degli studi più recenti, che vedono in Nerone, anziché un pazzo sanguinario, un innovatore di costumi e una sorta di precursore della politica-spettacolo, restituendoci con uno sguardo nuovo, e con la vividezza dei migliori romanzi storici, la figura dell’imperatore che si credeva il dio Apollo e incantava le folle con la sua arte di citaredo e cantante. E, sullo sfondo, dipinge fin nei dettagli più minuti una Roma imperiale animata da pulsioni, passioni, intrighi, che contraddistinguono il periodo dal 54 al 68 d.C. come la crescita più contraddittoria, ma anche più spettacolare, nella storia dell’Urbe.